J.W. Goethe
La passione genera dolori!- Chi rende pace
A un cuore angosciato, dalla perdita colpito?
Dove sono le ore, rapide tanto nel dileguarsi?
Per una grande bellezza fosti eletto invano!
Offuscato lo spirito, confuse le intenzioni
Ecco il mondo sublime ai sensi sottrarsi!
Allora musica si libra su angeliche ali,
Infinito si fonde intreccio di note a milioni,
Assolute pervadono l’essenza dell’uomo,
Per colmarlo di bellezza senza fine:
L’occhio si vela, intende con nostalgia più sottile
Il divino valore del pianto come dei suoni.
E così, alleviato. il cuore subito avverte
Che ancora pulsa, batte e vuol vivere ancora,
Nella pura gratitudine di così ricco dono
Docile risponde mentre tutto si abbandona,
In sé avvertendo – che possa perdurare –
Duplice una felicità delle note e dell’amore.
Vediamo in questo epilogo chiaramente l’elegia culminare nell’inno, nella riacquisizione di un’armonia e di una dimensione sublime favorita dalle ‘angeliche ali’ delle note. Qui il poeta è ispirato in particolare dalla pianista polacca Maria Szymanoska e proprio a Marienbad sentì le sue esibizioni al pianoforte per poi invitarla spesso a Weimar. Così, l’ultimo Goethe intuisce che sarà la musica ad ampliare la risonanza della parola e infatti, non a caso, l’Ottocento sarà il grande secolo dell’opera.
Il poeta stesso aveva pensato di far musicare il suo FAUST da Wolfgang Amadeus Mozart, il compositore che più stimava come risulta dalle conversazioni con Eckermann. Molte riserve aveva invece nei riguardi di Beethoven e anche di Schubert, che pure aveva trascritto nella musica dei LIEDER diverse poesie di Goethe.
Ma Mozart- come sappiamo- volle scegliere altre strade e invece della cupa seduzione di FAUST, privilegiò il libretto di Da Ponte con un DON GIOVANNI vivace e incalzante. Uno spettacolo troppo scabroso per la Vienna cattolica e pertanto fu portato in scena a Praga nell’ottobre del 1787.
E alla fastosa prima praghese assistette anche il vecchio Casanova, proveniente dal castello di Waldstein a Dux. Il grande seduttore, amico del Da Ponte per via delle giovanili scorribande veneziane, volle riscrivere il quintetto del 2.atto. Ecco un altro scrittore che avverte il bisogno di legare la propria parola alla musica. Una musica che aveva consentito al vecchio Goethe di ritrovare gioia e estasi di un amore dolorosamente perduto.
