– J.W. Goethe –
Dal dolore di un amoroso congedo – paragonato alla morte – Goethe, per uscire dal labirinto delle passioni e dello scalpore suscitato, sente il bisogno di tornare alla sua più nota opera letteraria per decantare le proprie sofferenze.
Di nuovo, ombra tanto compianta, osi
Mostrarti alla luce del giorno
Per incontrarmi su campi di nuova fioritura,
Senza temere il mio sguardo.
E’ come se tu vivessi agli albori,
Dove rugiada sul prato entrambi inebria,
E dopo le noiose fatiche quotidiane,
Del sole ultimo raggio ci rallegra;
Io per restare scelto, tu per disparire.
Hai voluto andare innanzi – senza molto aver perduto.
…
Tu sorridi amico, sensibile, con tratto educato:
Orribile congedo ti ha reso famoso,
Onorato abbiamo la tua miserevole sventura,
Qui ci hai lasciato per piangere e gioire;
Poi nuovamente un cammino incerto
Delle passioni si è fatto labirinto:
E noi avviluppati in tanti dolori,
Abbiamo sofferto infine la separazione -mortale congedo!
Commovente suona il canto del poeta
Che invita a negar morte dell’abbandono!
Soffocato da questi dolori anche da propria colpa generati
A un dio mi rivolgo per esprimere congedo tanto doloroso!
Possiamo rilevare come, per descrivere e lenire il suo dolore, Goethe già nelle ultime righe della poesia citi un altro suo personaggio, ovvero TORQUATO TASSO, protagonista dell’omonimo dramma. La sua battuta viene esplicitamente citata all’inizio della seguente ELEGIA che con maggiori dettagli illustra la sua senile passione. Ricordiamo che questa battuta del Tasso è famosa perché ripetutamente citata da Freud che tuttavia nel riferirla commetteva un ‘lapsus’ significativo, cioè sostituiva al termine dio il termine ‘parola’ , sulla quale, non a caso, ha costruito la sua psicoanalisi.
